È un appuntamento importante quello che si profila alla Angel Art Gallery di Milano a partire dal 13 maggio: Gianfranco Pulitano presenta, nella mostra Ordinary Life, una macroinstallazione site specific che unisce sociologia, architettura, nuove tecnologie e Urban Art. La personale, curata da Alessandra Redaelli, mette in scena fino al 30 luglio la realtà metropolitana attraverso una stereotipizzazione dei gesti e delle abitudini dell’uomo contemporaneo e lo fa con la riproduzione di veri e propri “macrocircuiti stampati” che rivestono l’intero spazio espositivo. Sono microcosmi collegati da cavi nei quali, su piccoli display, si possono spiare momenti di vita quotidiana vissuti da pittogrammi segnaletici animati: i sintetici omini neri dalla testina tonda e dal corpo ridotto a poche linee si incontrano al supermercato, in coda alla cassa o intenti a spingere un carrello, ai giardinetti con i bambini, oppure, invecchiati, a passeggio per la città. Ma li si può anche ritrovare in situazioni “di ordinaria follia”, come l’omino che, dopo aver gettato ordinatamente i rifiuti nel cestino, decide – in un raptus di vandalismo – di dargli fuoco.
L’installazione è realizzata con un sistema di cavi elettrici all’interno di canaline, collegati a display digitali inseriti in strutture di plexiglass colorato e illuminato: ne nasce un sistema modulare che come una rete si diffonde, tracciando un circuito che può crescere infinitamente nelle tre dimensioni, ricalcando perfettamente il modello di espansione sfrenata delle metropoli contemporanee. L’opera nasce direttamente nello spazio, è lì che l’artista decide il tracciato del circuito: “Su tutte le pareti e in tutti gli spazi espositivi solitamente troviamo una presa, – afferma Pulitano – mi piace l’idea che partendo da un solo punto della parete possa svilupparsi un percorso che si dirama infinitamente intorno alle superfici”. La mostra si presenta quindi al pubblico come una macroinstallazione unica, ma si compone in realtà di singoli elementi indipendenti: come singole frasi che raccontano un’unica storia, ma che hanno senso compiuto anche da sole. Le opere che compongono la mostra, unite insieme, ridefiniscono e reinventano lo spazio architettonico esistente.
I progetti di Gianfranco Pulitano descrivono la condizione esistenziale della contemporaneità e ricordano le antiche arti murarie dove l’immaginario pittografico sostituiva le parole in un racconto universale per i secoli a venire. Un’analisi dei nostri giorni, dunque, che attraverso dei sistemi modulari ricostruisce l’architettura primordiale dei comportamenti sociali. Nel lavoro dell’artista si ritrova il concetto socio-antropologico dei celebri nonluoghi di Marc Augé: di tutti quegli spazi, cioè, che hanno la prerogativa di non essere identitari e relazionali, spazi in cui milioni di individualità si incrociano senza entrare in relazione, sospinti o dal desiderio frenetico di consumare o di accelerare le operazioni quotidiane. La vita scorre convulsamente, la società urbana sembra inarrestabile e il lavoro irrequieto rende gli spazi pubblici luoghi di passaggio continuo, “terre di mezzo” dove raramente si sosta. Allo stesso modo i pittogrammi degli omini statistici si animano elettronicamente, come d’incanto, svolgendo le attività e le abitudini consuete all’umanità. Si invertono allora i ruoli e gli spazi: il fruitore, nel momento in cui nota all’interno del circuito un’attività, si blocca e, incuriosito, resta immobile ad osservare le vite umane in movimento.
“Il mio interesse per il linguaggio pittografico non è casuale – aggiunge l’artista – parte è ispirato alle mie origini basate sulle culture urbane come la street art e parte nasce dal mio amore per la comunicazione e gli antichi linguaggi, come quelli egizi. Trovo i geroglifici uno dei sistemi di comunicazione in assoluto più interessante, soprattutto il loro inserimento all’interno degli spazi e delle strutture architettoniche. Cerco nel mio lavoro di trovare le stesse soluzioni formali ed estetiche anche se attraverso l’uso delle nuove tecnologie nella forma e nei materiali come l’animazione digitale, l’elettronica e i materiali industriali”. Tale percorso intellettuale ed estetico dà vita ad opere elegantissime, dal forte potere seduttivo che spinge lo spettatore a seguire le avventure dei suoi piccoli alter ego riprodotti sullo schermo. Perché quello che Pulitano vuole mettere in luce sono i difetti di una vita vissuta “in loop”, ripetitiva ed automatica, le infinite variabili che spezzano il prevedibile e si intrufolano nel circuito alla stregua di virus.