Rosaria Boemi, Rita Casdia, Daniela D’andrea, Gianfranco Pulitano, Salvatore Raimondo: questi sono i nomi dei cinque giovani artisti messinesi partecipanti alla XIII edizione della Biennale dei Giovani Artisti dell’Europa e del Mediterraneo che si terrà a Bari dal 22 al 31 maggio. Il progetto espositivo nel suo complesso restituisce un’atmosfera in cui la sperimentazione fresca, irriverente e consapevole, viene talvolta smorzata – se non contraddetta – da un approccio al fare artistico ancora troppo timido e acerbo. Rita Casdia (Barcellona Pozzo di Gotto, Me, 1979), con il video d’animazione Piccole donne crescono, ci offre uno spaccato, in plastilina, dell’universo femminile, tradotto sinteticamente – e provocatoriamente – in quattro diversi micro frammenti di riferimento; Daniela D’Andrea (Messina, 1984) con i suoi avatar languidi e ammiccanti, raccolti nella serie Can you see inside me, gioca al gioco della reincarnazione. Ogni volto, le cui fattezze rivelano – in maniera quasi ossessiva – un forte gusto estetizzante, è la personificazione di un preciso stato d’animo e di un preciso intento comunicativo. La pittura, imbarazzata e desolata, si ritira in solitudine nell’opera di Salvatore Raimondo (Barcellona Pozzo di Gotto, Me, 1980). La tela prende corpo e si fa umana, cosciente e attiva. Si libera dell’immagine che la invade e inizia il suo percorso di riscatto autonomistico. Di immobilità spazio-temporale soffre, invece, l’Istante di Rosaria Boemi (Messina, 1979), che sembra intrappolare il processo evolutivo dell’atto creativo in un intreccio tessile che vive di antiche memorie.
Sul versante opposto della ricerca artistica si colloca, poi, l’artista transgenico di G. Pulitano, nato dall’interesse dell’autore per le sperimentazioni più recenti condotte nell’ambito della bio arte. GFP/ART, per l’esattezza si offre come rivisitazione, in chiave ironica, dell’opera GFP/Bunny di Eduardo Kac (Rio de Janeiro, 1962), fautore dell’arte transgenica. Il “soggetto sociale transgenico” di Kac, però, qui è rappresentato dal clone dell’artista stesso che, come un personaggio della fantascienza o un eroe dei fumetti, raggiunge la fama, diventa appetibile e finisce per essere trasformato in giocattolo-gadget, pronto per spopolare ed essere commercializzato su scala mondiale.
di Alessandra Ferlito (ArtKey Magazine)