Biennale BJCEM 2008

By 20 aprile 2008 Senza categoria No Comments
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Rosaria Boemi, Rita Casdia, Daniela D’andrea, Gianfranco Pulitano, Salvatore Raimondo: questi sono i nomi dei cinque giovani artisti messinesi partecipanti alla XIII edizione della Biennale dei Giovani Artisti dell’Europa e del Mediterraneo che si terrà a Bari dal 22 al 31 maggio. Il progetto espositivo nel suo complesso restituisce un’atmosfera in cui la sperimentazione fresca, irriverente e consapevole, viene talvolta smorzata – se non contraddetta – da un approccio al fare artistico ancora troppo timido e acerbo. Rita Casdia (Barcellona Pozzo di Gotto, Me, 1979), con il video d’animazione Piccole donne crescono, ci offre uno spaccato, in plastilina, dell’universo femminile, tradotto sinteticamente – e provocatoriamente – in quattro diversi micro frammenti di riferimento; Daniela D’Andrea (Messina, 1984) con i suoi avatar languidi e ammiccanti, raccolti nella serie Can you see inside me, gioca al gioco della reincarnazione. Ogni volto, le cui fattezze rivelano – in maniera quasi ossessiva – un forte gusto estetizzante, è la personificazione di un preciso stato d’animo e di un preciso intento comunicativo. La pittura, imbarazzata e desolata, si ritira in solitudine nell’opera di Salvatore Raimondo (Barcellona Pozzo di Gotto, Me, 1980). La tela prende corpo e si fa umana, cosciente e attiva. Si libera dell’immagine che la invade e inizia il suo percorso di riscatto autonomistico. Di immobilità spazio-temporale soffre, invece, l’Istante di Rosaria Boemi (Messina, 1979), che sembra intrappolare il processo evolutivo dell’atto creativo in un intreccio tessile che vive di antiche memorie.

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Sul versante opposto della ricerca artistica si colloca, poi, l’artista transgenico di G. Pulitano, nato dall’interesse dell’autore per le sperimentazioni più recenti condotte nell’ambito della bio arte. GFP/ART, per l’esattezza si offre come rivisitazione, in chiave ironica, dell’opera GFP/Bunny di Eduardo Kac (Rio de Janeiro, 1962), fautore dell’arte transgenica. Il “soggetto sociale transgenico” di Kac, però, qui è rappresentato dal clone dell’artista stesso che, come un personaggio della fantascienza o un eroe dei fumetti, raggiunge la fama, diventa appetibile e finisce per essere trasformato in giocattolo-gadget, pronto per spopolare ed essere commercializzato su scala mondiale.

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di Alessandra Ferlito (ArtKey Magazine)